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San Bartolomeo in Galdo è un paese che vanta origini antiche ed un passato glorioso che si è distinto da sempre per essere stato il paese più grande e più importante della Val Fortore, adagiato tra i boschi, da cui prende il nome, sul crinale della collina.

Le sue origini sono piuttosto remote e in tempi antichi fu una rocca dei Sanniti. Il territorio attuale di San Bartolomeo, costituito da quattro ex-feudi fu, probabilmente, sede dei Liguri Bebiani o Corneliani, che i Romani obbligarono a trasferirsi nel Sannio, come dimostrano le iscrizioni rinvenute nella zona e il cippo funerario in onore di Giunone risalente al 198 d.C., prezioso reperto venuto alla luce in località Castelmagno agli inizi del 1989 e conservato nella Biblioteca Comunale.

Sempre nella stessa zona sono state ritrovate testimonianze di insediamenti di età preistorica, monete di epoche successive, resti di fondamenta e di mura perimetrali, statuette epigrafi, lucerne ed ossa umane.

Le parole "San Bartolomeo in Galdo" accoppiano due idee: di una chiesa cristiana e di un bosco: il nome del Santo ci rimanda al culto diffuso dal principe longobardo Sicardo, che, nell’883, portò in Benevento le reliquie dell’Apostolo, sottratto ai Saraceni dell’isola di Lipari; il toponimo, invece, ci ricorda la traccia linguistica della presenza longobarda del “gualdum”, di un bosco (wald), con una sua corte rustica e le sue presenze umane di lavoro.

Ai Longobardi subentrano i Normanni, ai Normanni gli Svevi, i gastaldati si mutano in contee. Nel 1255 il borgo San Bartolomeo in Galdo è distrutto e il suo territorio dato alla badia benedettina di S. Maria a Mazzocca, di cui segue le vicende.

Con l’avvento degli Angioini (1266), i fattori di distruzione si moltiplicano.
Un susseguirsi di conflitti si abbatte sulle terre dell’abbazia, ma l’abbazia resta.

Nel 1326 l’Abate nicola da Ferrazzano delibera la fondazione di San Bartolomeo in Galdo e ne chiede l’assenso al re di Napoli, Roberto D’Angiò.

Nel suo nuovo slancio espansivo, sente anche la necessità di un tempio più degno della sua importanza civile e nel 1703 fonda l’attuale Chiesa madre.

Nel 1732 risulta signore del feudo il Vescovo di Volturara.

Cessata la dominazione gesuitica, con la soppressione dell’ordine (1768), San Bartolomeo diventa città regia allodiale e tutta la sua vita si svolge sotto il patronato regale.

Verso la fine del ‘700, il cardinale Gurtler, confessore della regina Maria Carolina, arciduchessa d’Austria, urbanizza l’area esterna alla porta San Vito, crea l’attuale piazza Garibaldi con una meravigliosa fontana centrale (1791), rimossa durante il fascismo.

La cittadina è nell’insieme una testimonianza di stabilità, di benessere e di sicurezza sociale. Essa non conosce né il fenomeno migratorio né il pauperismo.

S. Bartolomeo ha fatto parte della Capitanata per essere aggregata alla provincia di Benevento dal 1861 ed è stata residenza estiva dei Vescovi di Volturara Appula, comune limitrofo della provincia di Foggia. La cittadina con la soppressione della Curia Vescovile di Volturara Appula, a cui apparteneva dal 1330, entra a far parte religiosamente della Diocesi di Lucera dagli inizi dell’800 per poi far parte della Curia di Benevento dal 1984.

 

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